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Guide Facili per Linux

A volte, sui sistemi GNU/Linux, ci si può trovare nel dubbio di quanti e quali siano i dischi presenti nel sistema, e di come siano rappresentate e rese disponibili nei punti di mount le loro partizioni.
In realtà esiste un comando molto semplice a terminale per scoprire moltissime informazioni sui dischi collegati a sistema, comprese le periferiche usb (chiavette usb, SD card...).
Il comando di cui trattiamo in questa veloce guida è lsblk.
Se lanciato senza argomenti, il comando mostra un output simile al seguente:

$ lsblk 
NAME                                            MAJ:MIN RM   SIZE RO TYPE  MOUNTPOINT
sda                                               8:0    0 238,5G  0 disk  
├─sda1                                            8:1    0   600M  0 part  /boot/efi
├─sda2                                            8:2    0     2G  0 part  /boot
└─sda3                                            8:3    0 235,9G  0 part  
  ├─mypc-root                       253:0    0  37,3G  0 lvm   
  │ └─luks-c8b84b2a-1c44-4fe4-89e3-732c025badac 253:2    0  37,2G  0 crypt /
  ├─mypc-swap                       253:1    0  14,9G  0 lvm   
  │ └─luks-da72b4f1-4d86-43e8-933d-e045a4b0d154 253:3    0  14,9G  0 crypt [SWAP]
  └─mypc-home                       253:4    0 183,7G  0 lvm   
    └─luks-c696aa66-d91a-43c8-b4c6-6f7908bd1cd4 253:5    0 183,7G  0 crypt /home

Tralasciando le parti "complicate" (i più esperti noteranno subito le partizioni criptate con luks), è immediato visualizzare che il computer ha collegato un unico disco, invididuato a sistema con il device sda; tae disco è inoltre partizionato in 3 partizioni primarie (sda1, sda2 ed sda3); l'ultima è un volume criptato, che contiene a sua volta un LVM (per chi non consoca LVM c'è un articolo introduttivo in merito).

Se si collega un nuovo dispositivo come ad esempio una chiavetta usb e si rilancia il comand lsblk si otterrà la seguente schermata:

$ lsblk 
NAME                                            MAJ:MIN RM   SIZE RO TYPE  MOUNTPOINT
sda                                               8:0    0 238,5G  0 disk  
├─sda1                                            8:1    0   600M  0 part  /boot/efi
├─sda2                                            8:2    0     2G  0 part  /boot
└─sda3                                            8:3    0 235,9G  0 part  
  ├─mypc-root                       253:0    0  37,3G  0 lvm   
  │ └─luks-c8b84b2a-1c44-4fe4-89e3-732c025badac 253:2    0  37,2G  0 crypt /
  ├─mypc-swap                       253:1    0  14,9G  0 lvm   
  │ └─luks-da72b4f1-4d86-43e8-933d-e045a4b0d154 253:3    0  14,9G  0 crypt [SWAP]
  └─mypc-home                       253:4    0 183,7G  0 lvm   
    └─luks-c696aa66-d91a-43c8-b4c6-6f7908bd1cd4 253:5    0 183,7G  0 crypt /home
sdb                                               8:16   1   922M  0 disk  /run/media/myuser/F831-875C

Appare subito evidente che è apparso un nuovo dispositivo, sdb, che è stato già montato automaticamente dal sistema nella posizione /run/media/myuser/F831-875C.

Altre informazioni

Il comando lsblk può essere lanciato anche con altri argomenti, per ottenere informazioni relative, ad esempio, al tipo di filesystem con cui sono formattate le partizioni (argomento --fs), o per concentrare la ricerca su un singolo device.
Naturalmente è possibile una combinazione di argomenti; il comando lsbkl --fs /dev/sdb ad esempio ritorna questo output:

NAME FSTYPE LABEL UUID                                 MOUNTPOINT
sdb  vfat         F831-875C                            /run/media/myuser/F831-875C

L'elenco completo degli argomenti supportati da lsblk è disponibile con: lsblk --help.


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Introduzione a LVM

- Posted in linux by

Sui sistemi GNU/Linux, oltre alle partizioni standard, è possibile definire dei Volumi Logici.
I volumi logici sono dei "contenitori" che possono astrarre dalla dimensione dei singoli dischi collegati al computer e creare volumi che si estendono si più dischi fisici, o in partizioni che sarebbero fisicamente separate di uno stesso disco, o una combinazione delle possibilità sopra descritte. Aggiungendo nuovi dischi a un sistema GNU/Linux è possibile estendere i Volumi Logici già configurati per ottenere nuovo spazio sulle partizioni che ne hanno bisogno.
I volumi logici e la gestione dei volumi logici semplificano la gestione dello spazio su disco.
Se un filesystem che ospita un volume logico ha bisogno di più spazio, può essere allocato al suo volume logico dallo spazio libero nel suo gruppo di volumi e il file system può essere ridimensionato.
Se un disco inizia a guastarsi, un disco sostitutivo può essere registrato come volume fisico con il gruppo di volumi e le estensioni logiche del volume possono essere migrate sul nuovo disco.

NB. Non è mai una best practice usare LVM come sistema di gestione delle rotture hardware di un disco. Lo scopo primario di LVM è quello di gestire dinamicamente lo spazio sui volumi logici. La gestione dei fail di disco viene gestita meglio con altri metodi (ridondanza, RAID, backup, virtualizzazione....).

Definizioni per LVM

Device fisici: I dispositivi fisici sono i dispositivi di archiviazione utilizzati per salvare i dati archiviati in un volume logico. Questi sono dispositivi a blocchi e possono essere partizioni del disco, interi dischi, array RAID o dischi SAN. Un dispositivo deve essere inizializzato come volume fisico LVM per essere utilizzato con LVM. L'intero dispositivo verrà utilizzato come volume fisico.
Volumi fisici (PVs): È necessario inizializzare un dispositivo come volume fisico prima di utilizzarlo in un sistema LVM. Gli strumenti di LVM segmentano i volumi fisici in estensioni fisiche (PE), che sono piccoli blocchi di dati che agiscono come il più piccolo blocco di archiviazione su un volume fisico.
Volume groups (VGs): I volume groups sono pool di archiviazione costituiti da uno o più volumi fisici. Questo è l’equivalente funzionale di un intero disco nella memoria di base. Un PV può essere assegnato solo a un singolo VG. Un VG può essere costituito da spazio inutilizzato e un numero qualsiasi di volumi logici.
Logical Volumes (LVs): I logical volumes vengono creati da estensioni fisiche libere in un VG e forniscono il dispositivo di "memorizzazione" utilizzato da applicazioni, utenti e sistema operativo. I LV sono una collezione di estensioni logiche (LE), che mappano le estensioni fisiche, il più piccolo blocco di archiviazione di un PV. Per impostazione predefinita, ogni LE è mappato su un PE.

I pdf firmati sono entrati nella quotidianità della vita digitale.
Ma come controllare che un pdf sia davvero firmato in Linux?
E di controllare la validità della (o delle) firme apposte?

Un tool compreso nelle poppler-utils permette di verificare la presenza e la validità delle firme apposte sui file pdf.

Installazione

Sistemi RedHat e simili

sudo dnf install poppler-utils

Sistemi Debian e simili

sudo apt install poppler-utils

Utilizzo

pdfsig path_to_pdf_file.pdf

Esempio

$ pdfsig test.pdf 
Digital Signature Info of: test.pdf
Signature #1:
  - Signer Certificate Common Name: NOME COGNOME
  - Signer full Distinguished Name: givenName=NOME,dnQualifier=2020711XXXXX,CN=COGNOME NOME,serialNumber=TINIT-XXXXXXXXXXXXXXXX,SN=COGNOME,C=IT
  - Signing Time: Dec 17 2021 11:00:00
  - Signing Hash Algorithm: SHA-256
  - Signature Type: ETSI.CAdES.detached
  - Signed Ranges: [0 - 490397], [523167 - 530133]
  - Not total document signed
  - Signature Validation: Signature is Valid.
  - Certificate Validation: Certificate issuer is unknown.

Sulle recenti versioni di Gnome Shell è scomparso il menu di Nautilus (File) per visualizzare le directory prima dei files. Se questa mancanza vi fa impazzire, ecco come rimediare; aprite un terminale e date questo comando

gsettings set org.gtk.Settings.FileChooser sort-directories-first true

e il gioco è fatto.

Gli utenti di Gnome e KDE possono godere di azioni di crittazione/decrittazione di file direttamente dai rispettivi filemanager, cliccando con il tasto destro del mouse sul file interessato.
Thunar, il FileManager di Xfce, non presenta questa funzionalità integrata ma, grazie alle “Azioni personalizzate”, è possibile estenderne il comportamento; vediamo come fare.

Prerequisiti

Innanzitutto è necessario installare i pacchetti necessari; per Debian/Ubuntu il comando da dare è:

user@debby:~$ sudo apt install seahorse seahorse-nautilus seahorse-daemon

Seahorse è un’interfaccia grafica per gestire le chiavi GPG negli ambienti Gnome/Gtk, mentre del pacchetto seahorse-nautilus ci serve il binario seahorse-tool, come vedremo più avanti.

Azione personalizzata “Cifra..”

  • Aprire Thunar e selezionare il menu Modifica > Imposta azioni personalizzate, quindi:
  • Premere sul pulsante +
  • Nel campo Nome inserire “Cifra…”
  • Nel campo Descrizione inserire “cifra con GPG”
  • Nel campo Comando inserire “seahorse-tool -e %F”
  • Selezionare un’icona a proprio piacimento
  • Nel tab “Condizioni di visibilità” selezionare tutte le tipologie di file, escludendo le cartelle e come “Schema del file” mantenere il predefinito “*” Dato che un video vale più di mille parole, ecco qui sotto il riepilogo di quanto fatto: Azione personalizzata "Cifra..."

Azione personalizzata “Decifra..”

  • Aprire Thunar e selezionare il menu Modifica > Imposta azioni personalizzate, quindi:
  • Premere sul pulsante +
  • Nel campo Nome inserire “Decifra…”
  • Nel campo Descrizione inserire “decifra con GPG”
  • Nel campo Comando inserire “seahorse-tool -d %f”
  • Selezionare un’icona a proprio piacimento
  • Nel tab “Condizioni di visibilità” selezionare solo “Altri file” e come “Schema del file” impostare “.gpg;.pgp” Anche in questo caso ecco qui sotto il riepilogo a video di quanto fatto: enter image description here
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